Contratto a tempo determinatoIl contratto a tempo determinato ha visto, negli ultimi anni, un notevole utilizzo, a tal punto da diventare la forma di assunzione preferita dei datori di lavoro. Le condizioni, però, non sono più così vantaggiose. Vediamo le regole più aggiornate e tutto quello che c’è da sapere sul contratto a termine.

Il contratto a tempo determinato: cos’è e in cosa consiste

Si definisce contratto a tempo determinato un rapporto di lavoro in cui viene indicata la data di termine. La fine può coincidere con una data precisa, oppure con un evento, ad esempio il rientro di un lavoratore da un periodo di aspettativa o dalla maternità.

Il Decreto Dignità (Decreto Legge 87/2018 convertito con la Legge 96/2018) ha modificato il contratto a tempo determinato, sia limitandone la durata che reintroducendo l’obbligo di causale che era stato abolito con il Jobs Act (al fine di favorire le assunzioni nel periodo di grave crisi economica che stata attraversando l’Italia). Lo ha reso, inoltre, molto meno conveniente, con un aumento del contributo aggiuntivo dovuto dai datori di lavoro di un +0,50% ad ogni rinnovo.

Le nuove norme sono attive per:

  • I contratti a tempo determinato stipulati dopo il 14 luglio 2018, data di entrata in vigore del Decreto;
  • Per i rinnovi e le proroghe dei contratti già attivi da quella data.

I contratti di durata superiore ai 13 giorni devono avere forma scritta. Il datore di lavoro ha l’obbligo di consegnarne una copia al lavoratore entro cinque giorni lavorativi dalla data di inizio.

Durata, causale e proroghe del contratto a tempo determinato

Con il Decreto Dignità la durata massima di un contratto a tempo determinato passa da 36 a 24 mesi. Per i contratti di durata superiore ai 12 mesi è obbligatorio indicare la causale. Il contratto a tempo determinato può essere prorogato oppure rinnovato:

  • Proroga: si ha quando il contratto viene nuovamente sottoscritto senza interruzione di rapporto;
  • Rinnovo: nel caso in cui il nuovo contratto venga stipulato in una data successiva a quella in cui era terminato il precedente.

Le proroghe passano da un massimo di 5 a 4, sempre con una durata complessiva non superiore a 24 mesi. In caso il numero delle proroghe fosse superiore, il contratto si trasforma automaticamente in uno a tempo indeterminato a partire dalla quinta proroga.

Per quanto riguarda i rinnovi, si deve rispettare un periodo di stop di almeno 10 giorni per contratti pari o inferiori a 6 mesi, e 20 giorni per contratti di durata superiore. Non si considerano assoggettate da queste indicazioni:

  • Le attività stagionali;
  • I contratti di somministrazione;
  • I contratti collettivi.

Brevi prosecuzioni di fatto del contratto a termine

Un contratto a tempo determinato può di fatto continuare per un breve periodo senza bisogno di proroga o rinnovo formali. Il tempo massimo è pari a 30 giorni per contratti inferiori a sei mesi, e 50 giorni per quelli di durata superiore.

In questo caso il lavoratore ha diritto a una maggiorazione dello stipendio, quantificabile in un aumento del 20% nei primi 10 giorni di prosecuzione e del 40% dai successivi.

I contratti a tempo determinato non possono superare il 20% del numero di dipendenti a tempo indeterminato che risultano assunti al 1° gennaio dell’anno in corso. Nel caso di contratti di somministrazione, il limite può arrivare al 30% del totale dei lavoratori.

Contratto a tempo determinato: diritto di precedenza

Il lavoratore dipendente che abbia sottoscritto con l’azienda un periodo di lavoro a termine superiore a sei mesi, ha diritto di precedenza sulle assunzioni a tempo indeterminato che l’azienda effettui entro i successivi 12 mesi, ovviamente riguardo alle stesse mansioni di cui si sia occupato.

Nel caso di lavoratori stagionali, un dipendente che abbia svolto attività stagionale presso quell’azienda, ha diritto alla precedenza per contratti a tempo determinato relativi alle stesse mansioni. Un eventuale periodo di congedo di maternità all’interno di un contratto a tempo determinato può essere conteggiato per il diritto di precedenza.

Per essere applicato, nel contratto di lavoro deve esserci un rimando esplicito al diritto di precedenza, e il lavoratore deve comunicare per iscritto al datore di lavoro il suo intento ad usufruirne entro sei mesi (3 per i contratti stagionali) dalla data di termine del rapporto di lavoro.