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ROTTAMAZIONE QUATER: PROSSIMA RATA IN SCADENZA IL 9 GIUGNO

Chi ha aderito alla cosiddetta “Rottamazione Quater” deve tenere d’occhio una data importante: lunedì 9 giugno 2025. È questo, infatti, il termine ultimo entro cui è possibile versare la rata in scadenza del proprio piano di pagamento, beneficiando della tolleranza di cinque giorni prevista dalla normativa.

 

Tecnicamente, la scadenza ufficiale è sabato 31 maggio 2025, ma grazie a questo margine aggiuntivo — e considerando il fine settimana — il pagamento sarà ritenuto valido se effettuato entro il 9 giugno. Rispettare questa scadenza è fondamentale: un ritardo, anche minimo, comporta la decadenza dai benefici ottenuti con la definizione agevolata.

 

Cos’è la Rottamazione Quater?

Si tratta di una misura pensata per aiutare i contribuenti a regolarizzare i propri debiti con il fisco, pagando solo le somme dovute per il capitale e per le spese di notifica o di eventuali procedure esecutive. In pratica, chi ha aderito non è tenuto a versare sanzioni, interessi di mora o aggio.

 

Questa definizione agevolata si applica ai debiti affidati all’Agenzia delle Entrate-Riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 30 giugno 2022, ed è stata introdotta con l’obiettivo di favorire la regolarizzazione di una vasta platea di contribuenti, dando una seconda possibilità a chi, per vari motivi, non era riuscito a saldare quanto dovuto in passato.

 

Attenzione alle scadenze

È bene sottolineare che il mancato pagamento, anche parziale o tardivo, comporta la perdita di tutti i benefici della Rottamazione. In quel caso, le somme già versate verranno considerate come semplici acconti, e il debito tornerà a essere attivo nella sua totalità, comprensivo di sanzioni e interessi originari.

 

Per evitare brutte sorprese, è fondamentale consultare il proprio piano di pagamento, che si può trovare nella Comunicazione delle somme dovute ricevuta al momento dell’accettazione della domanda di adesione. Questo documento è anche disponibile nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.

 

Come effettuare il pagamento

Il pagamento della rata può essere fatto in diverse modalità:

 

  • Online, tramite il portale dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione
  • Attraverso i circuiti di pagamento pagoPA
  • Presso banche, poste, ricevitorie o tabaccherie convenzionate
  • Attivando l’addebito diretto sul conto corrente (domiciliazione bancaria)

 

Quest’ultima opzione è comoda e sicura, ma va attivata con anticipo. Se entro 10 giorni lavorativi dalla scadenza della rata non si riceve la conferma dell’attivazione, sarà necessario procedere con un altro metodo di pagamento.

 

Non tutti sanno che, una volta ricevuta la comunicazione con il piano di pagamento, è anche possibile scegliere di pagare solo alcune delle cartelle incluse. Grazie al servizio “ContiTu”, disponibile online, si può personalizzare il proprio piano selezionando solo i debiti che si intende effettivamente saldare.

 

In questo modo, si possono concentrare le risorse economiche su una parte dei carichi pendenti, mantenendo comunque i vantaggi previsti per quelle cartelle selezionate.

 

Per chi ha aderito alla Rottamazione Quater, il rispetto delle scadenze è cruciale. La prossima rata va pagata entro il 9 giugno 2025: oltre questa data, anche un solo giorno di ritardo comporta la decadenza del beneficio. Il consiglio è di non aspettare l’ultimo momento, scegliere con cura la modalità di pagamento e, se possibile, attivare la domiciliazione bancaria per evitare dimenticanze.

 

La Rottamazione Quater rappresenta un’opportunità concreta per alleggerire i propri debiti fiscali e chiudere in modo agevolato situazioni rimaste in sospeso per anni. Ma come tutte le opportunità, va gestita con attenzione e puntualità.

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CERTIFICAZIONE UNICA TARDIVA O ERRATA: COME RIMEDIARE IN MODO SEMPLICE

Anche se il termine ordinario per l’invio della Certificazione Unica 2025 (CU) è scaduto il 17 marzo, non tutto è perduto. Esiste infatti la possibilità di regolarizzare la propria posizione attraverso uno strumento molto utile: il ravvedimento operoso. Questo consente di correggere eventuali errori o omissioni senza attendere l’arrivo di sanzioni più gravi.

 

Ma partiamo dall’inizio. La CU è il documento che il sostituto d’imposta (solitamente il datore di lavoro o il committente) deve rilasciare al lavoratore o al collaboratore, e serve a certificare i redditi percepiti nell’anno precedente. Oltre a essere consegnata al percipiente, deve anche essere trasmessa all’Agenzia delle Entrate per permettere l’elaborazione delle dichiarazioni precompilate.

 

E se si sbaglia o si invia in ritardo?

In caso di CU errata o inviata oltre il termine previsto, è comunque possibile correggere la situazione. L’Agenzia delle Entrate, in più occasioni, ha chiarito che l’invio tardivo non annulla la validità della certificazione, ma comporta una sanzione che può essere ridotta proprio grazie al ravvedimento operoso.

 

La buona notizia, quindi, è che si può rimediare, ma è importante farlo nei tempi giusti. Se la correzione o l’invio viene effettuato entro 5 giorni dalla scadenza, non si incorre in alcuna sanzione. Se si va oltre, ma entro 60 giorni, si applica una sanzione ridotta (pari a un terzo di quella ordinaria). Anche superato questo termine, resta comunque possibile sanare l’irregolarità, ma le sanzioni aumentano.

 

Come funziona il ravvedimento operoso

Il ravvedimento operoso è uno strumento che permette di autodenunciarsi, versando una sanzione ridotta rispetto a quella ordinaria. È importante sapere che questo meccanismo non riguarda solo le imposte, ma anche adempimenti come l’invio della CU.

 

Nel caso specifico della Certificazione Unica, chi invia una CU tardiva o corregge un errore può evitare le sanzioni più pesanti semplicemente regolarizzando la propria posizione e pagando una multa ridotta, proporzionata al ritardo. L’obiettivo del ravvedimento è proprio quello di incentivare il contribuente ad agire prima che l’amministrazione si attivi con controlli o sanzioni più severe.

 

Cosa succede al contribuente?

Se il sostituto d’imposta effettua una correzione o un invio tardivo, il contribuente (cioè chi riceve la CU) non viene penalizzato. Infatti, può comunque usare la certificazione per presentare correttamente la dichiarazione dei redditi. I professionisti abilitati possono tener conto della CU aggiornata anche se arrivata in ritardo, a patto che sia comunque disponibile entro i termini utili per presentare la dichiarazione.

 

Anche se ci si è dimenticati di inviare la Certificazione Unica nei tempi previsti, non è il caso di farsi prendere dal panico. È possibile rimediare tramite ravvedimento operoso, che consente di sistemare la situazione con una sanzione ridotta e senza ulteriori conseguenze.

 

L’importante è non rimandare: prima si interviene, più basse saranno le sanzioni da pagare. E nel frattempo, il percipiente potrà comunque utilizzare la CU, purché riceva la versione corretta prima della scadenza per la presentazione della propria dichiarazione dei redditi.

 

Il consiglio? In caso di dubbi o dimenticanze, meglio agire subito, lo Studio è a tua completa disposizione.

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IL RAVVEDIMENTO OPEROSO PER LE VIOLAZIONI CONTRIBUTIVE: OPPORTUNITÀ E VANTAGGI PER LE AZIENDE

Il ravvedimento operoso è uno strumento fondamentale per le imprese che hanno commesso violazioni contributive e desiderano regolarizzare la loro posizione prima di incorrere in sanzioni più pesanti. A differenza di quanto previsto per le violazioni fiscali, la procedura per il ravvedimento contributivo segue regole specifiche, con un sistema di sanzioni ridotte e incentivi per il pagamento spontaneo.

 

Questa possibilità permette alle aziende di evitare conseguenze più gravi in termini di sanzioni e interessi, oltre a garantire una maggiore trasparenza nei confronti degli enti previdenziali e assistenziali. Il recente aggiornamento normativo ha introdotto riduzioni nelle sanzioni civili e un quadro più chiaro sulle modalità di regolarizzazione, offrendo alle imprese uno strumento concreto per rimettersi in regola con il pagamento dei contributi.

 

Perché è importante il ravvedimento contributivo?

Nel contesto aziendale, il mancato o ritardato pagamento dei contributi previdenziali può avere ripercussioni non solo dal punto di vista sanzionatorio, ma anche in termini di immagine e affidabilità dell’impresa. Le aziende che non regolarizzano tempestivamente la loro posizione rischiano di essere soggette a verifiche ispettive e a limitazioni nell’accesso a incentivi e agevolazioni fiscali.

 

L’introduzione di un meccanismo di riduzione delle sanzioni per chi si autodenuncia e provvede al pagamento spontaneo rappresenta un’opportunità per le imprese, che possono così risolvere eventuali irregolarità senza subire impatti eccessivi sul bilancio.

 

Come funziona il ravvedimento operoso per i contributi previdenziali?

A partire dal 1° settembre 2024, il ravvedimento contributivo è stato ufficialmente riconosciuto e regolamentato, con un sistema che consente alle imprese di sanare la loro posizione attraverso pagamenti volontari e un graduale abbattimento delle sanzioni.

 

Le principali condizioni per accedere al ravvedimento contributivo includono:

Pagamenti spontanei prima della contestazione da parte dell’ente previdenziale.

Riduzione delle sanzioni civili in base al periodo di ritardo nel versamento.

Possibilità di rateizzazione, a condizione che venga rispettato il piano di pagamento concordato.

Interessi agevolati, con l’applicazione del tasso di riferimento ridotto per le somme regolarizzate.

Le aziende che decidono di avvalersi del ravvedimento possono beneficiare di un sistema più equo e proporzionale, evitando le pesanti sanzioni previste in caso di accertamenti ispettivi o segnalazioni da parte dell’INPS.

 

Quali sono i vantaggi per le imprese?

Optare per il ravvedimento operoso in ambito contributivo offre numerosi benefici alle aziende, tra cui:

 

Minore impatto economico, grazie alla riduzione delle sanzioni e alla possibilità di rateizzazione.

Maggiore stabilità finanziaria, evitando il rischio di improvvise richieste di pagamento da parte degli enti previdenziali.

Migliore gestione del rischio aziendale, con la possibilità di regolarizzare in autonomia eventuali anomalie contributive.

Accesso facilitato a bandi, finanziamenti e agevolazioni, che spesso richiedono una posizione regolare nei confronti degli enti previdenziali.

Un’azienda che mantiene una corretta gestione dei contributi previdenziali trasmette affidabilità a dipendenti, fornitori e istituzioni, consolidando la propria posizione nel mercato.

 

Le novità sulle sanzioni: cosa cambia dal 2025

Dal 5 febbraio 2025, il quadro normativo ha introdotto una significativa riduzione delle sanzioni civili, con un tasso agevolato del 2,9% per chi provvede al pagamento entro 120 giorni dalla scadenza originaria.

 

Questa misura mira a incentivare le aziende a correggere tempestivamente le irregolarità, senza attendere interventi ispettivi o contestazioni da parte degli enti di controllo. Inoltre, in caso di autodenuncia entro 12 mesi, il tasso di riferimento applicato sarà ancora più vantaggioso, garantendo un impatto economico contenuto per le imprese.

 

Per evitare il ricorso al ravvedimento operoso, è fondamentale che le imprese adottino un approccio proattivo nella gestione dei contributi previdenziali. Strumenti digitali e software gestionali possono aiutare a tenere sotto controllo scadenze, importi dovuti e eventuali anomalie, riducendo al minimo il rischio di ritardi nei pagamenti.

 

Il ravvedimento operoso per le violazioni contributive rappresenta un’opportunità concreta per le imprese che desiderano regolarizzare la loro posizione senza incorrere in pesanti sanzioni. Grazie alle nuove disposizioni normative, le aziende possono beneficiare di un sistema più equo e proporzionato, che premia la volontà di correggere eventuali errori con sanzioni ridotte e modalità di pagamento agevolate.

 

Investire nella gestione accurata dei contributi previdenziali non solo aiuta a evitare problemi con gli enti di controllo, ma migliora anche la solidità e la reputazione dell’azienda, garantendo un futuro più stabile e sicuro.

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ROTTAMAZIONE QUATER: COME ESSERE RIAMMESSI SE DECADUTI

La Rottamazione Quater ha rappresentato un’opportunità importante per i contribuenti con debiti fiscali, consentendo loro di regolarizzare la propria posizione con un pagamento agevolato.  Tuttavia, non tutti sono riusciti a rispettare le scadenze previste, con il rischio di perdere i benefici della misura. La recente Legge di conversione del Decreto Milleproroghe, entrata in vigore il 25 febbraio, ha introdotto una nuova possibilità per i cosiddetti “decaduti”: chi ha mancato, ritardato o effettuato in modo insufficiente i pagamenti delle rate previste fino al 31 dicembre 2024, può ora essere riammesso al piano di definizione agevolata presentando una domanda entro il 30 aprile 2025.

 

Chi può essere riammesso alla Rottamazione Quater?

 

Non tutti i contribuenti decaduti possono beneficiare della riammissione. La possibilità di essere reintegrati riguarda esclusivamente coloro che:

 

Non hanno pagato una o più rate del piano di pagamento agevolato previste entro il 31 dicembre 2024.

Hanno effettuato un pagamento insufficiente rispetto all’importo dovuto.

Hanno versato una o più rate in ritardo, superando il termine di tolleranza di cinque giorni.

Chi invece ha rispettato le scadenze previste fino alla fine del 2024 deve continuare a seguire il piano di pagamento già concordato.

 

Come fare domanda per la riammissione?

Per essere riammessi alla Rottamazione Quater, i contribuenti interessati devono presentare una domanda esclusivamente in modalità telematica entro il 30 aprile 2025. Le modalità operative per l’invio della richiesta saranno pubblicate dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione entro 20 giorni dall’entrata in vigore della Legge di conversione del decreto.

 

Nella domanda sarà necessario specificare:

 

I debiti per i quali si intende ottenere la riammissione.

La modalità di pagamento scelta.

Le nuove scadenze per i pagamenti

Una volta presentata la domanda, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione invierà ai contribuenti, entro il 30 giugno 2025, una comunicazione con l’importo complessivo da versare, suddiviso in rate. Sarà possibile scegliere tra due opzioni di pagamento:

 

In un’unica soluzione entro il 31 luglio 2025.

A rate, fino a un massimo di dieci rate consecutive, con il seguente calendario:

Le prime due rate entro il 31 luglio e il 30 novembre 2025.

Le successive con scadenza 28 febbraio, 31 maggio, 31 luglio e 30 novembre negli anni 2026 e 2027.

Le somme da corrispondere saranno soggette a un interesse del 2% annuo a partire dal 1° novembre 2023.

 

Cosa succede ai pagamenti effettuati dopo la decadenza?

Se un contribuente ha continuato a effettuare pagamenti anche dopo la decadenza dal piano agevolato, tali versamenti saranno considerati come acconti sulle somme residue, che includono non solo il capitale ma anche sanzioni e interessi ripristinati.

 

Essere riammessi alla Rottamazione Quater è un’opportunità importante per chi ha avuto difficoltà a rispettare le scadenze previste. Tuttavia, è fondamentale rispettare i nuovi termini di pagamento per evitare di perdere nuovamente i benefici della definizione agevolata.

Lo Studio è a tua completa disposizione per ulteriori maggiori informazioni

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FRINGE BENEFIT: REGOLE E NOVITÀ 2025

Il tema dei fringe benefit rappresenta un aspetto strategico per le aziende, influenzando non solo la gestione delle risorse umane ma anche la fiscalità d’impresa. La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto conferme e modifiche alle norme che regolano questi strumenti di welfare aziendale, con l’obiettivo di incentivare il benessere dei dipendenti e, al contempo, ottimizzare i costi per le imprese.

 

L’impianto normativo conferma la doppia soglia di esenzione fiscale, differenziata in base alla presenza o meno di figli a carico, prorogando l’agevolazione fino al 2027. Inoltre, viene introdotto un bonus per i neoassunti che trasferiscono la residenza, insieme a nuove disposizioni per il trattamento fiscale delle auto aziendali.

 

I fringe benefit non sono solo un’opportunità per i lavoratori, ma costituiscono anche uno strumento essenziale per le aziende, consentendo loro di:

 

  • Migliorare la retention del personale, riducendo il turnover e incentivando la permanenza dei dipendenti più qualificati.
  • Ottimizzare il costo del lavoro, grazie a un sistema di agevolazioni fiscali e contributive che consente di offrire un maggiore valore netto ai lavoratori senza aumentare eccessivamente la spesa complessiva.
  • Aumentare la produttività e la soddisfazione dei dipendenti, migliorando il clima aziendale e creando un ambiente di lavoro più attrattivo.
  • Pianificare una strategia di welfare personalizzata, adattando le politiche di compensazione alle esigenze specifiche del personale.

 

La Legge di Bilancio ha prorogato fino al 2027 la doppia soglia di esenzione fiscale per i fringe benefit, fissando i seguenti limiti:

 

2.000 euro annui per i dipendenti con figli a carico.

1.000 euro annui per tutti gli altri lavoratori.

Se l’importo dei fringe benefit supera la soglia stabilita, il valore totale viene tassato integralmente come reddito da lavoro dipendente. Per le aziende, questo implica la necessità di un’attenta pianificazione per evitare impatti fiscali negativi.

 

Fringe Benefit: nuove voci esenti e conferme per il 2025

L’elenco delle tipologie di fringe benefit esenti da tassazione comprende:

 

Buoni pasto e mensa aziendale.

Alloggio aziendale o spese per alberghi.

Dispositivi aziendali (pc, tablet, smartphone).

Auto aziendali per uso promiscuo.

Rimborso spese per bollette di luce, acqua e gas.

Rimborso affitto o interessi sul mutuo per la prima casa.

Polizze assicurative sanitarie e prestiti aziendali.

L’inclusione delle spese per le utenze domestiche e il canone d’affitto conferma la volontà di rendere i fringe benefit un sostegno concreto per i lavoratori, con vantaggi anche per le imprese in termini di deducibilità fiscale.

 

Le novità introdotte con la Legge di Bilancio 2025 rendono i fringe benefit uno strumento ancora più vantaggioso per le imprese, permettendo di offrire benefit ai dipendenti senza incidere eccessivamente sui costi aziendali. La possibilità di personalizzare il pacchetto di compensi, insieme alle nuove agevolazioni per i lavoratori neoassunti e alla proroga delle soglie di esenzione, rappresenta un’opportunità concreta per ottimizzare la gestione delle risorse umane e migliorare il benessere aziendale.

 

Un’attenta pianificazione fiscale e un utilizzo strategico dei fringe benefit possono fare la differenza, consentendo alle aziende di fidelizzare i dipendenti e di rafforzare la propria competitività sul mercato.

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POS E SCONTRINI TELEMATICI: OBBLIGO DAL 2026

Dal 2026, le imprese e gli esercenti saranno obbligati a collegare i POS ai registratori telematici, rendendo automatico il flusso di informazioni tra i due strumenti. Questo cambiamento si inserisce in un più ampio processo di digitalizzazione fiscale, volto a contrastare l’evasione e a garantire una maggiore trasparenza nelle transazioni.

 

Un nuovo sistema di tracciabilità delle vendite

L’obbligo di connessione tra POS e registratori telematici consentirà di memorizzare e trasmettere in automatico tutte le transazioni elettroniche all’Agenzia delle Entrate. L’obiettivo è garantire che ogni pagamento effettuato digitalmente venga registrato in modo sicuro e tracciabile, senza possibilità di omissioni o errori.

 

La normativa stabilisce che:

 

I registratori telematici raccoglieranno tutti i pagamenti effettuati con strumenti elettronici, senza però memorizzare i dati sensibili del cliente.

Le informazioni saranno trasmesse giornalmente all’Agenzia delle Entrate, indipendentemente dalla registrazione dei corrispettivi.

Gli strumenti di pagamento elettronico dovranno essere collegati in modo diretto e sicuro ai registratori telematici per garantire l’inalterabilità dei dati.

 

L’integrazione tra POS e registratori telematici offre vantaggi significativi sia per gli esercenti che per i consumatori:

 

Riduzione degli errori fiscali: la registrazione automatica delle transazioni elettroniche evita discrepanze tra i corrispettivi incassati e quelli dichiarati.

Maggiore sicurezza e trasparenza: tutti i pagamenti saranno tracciabili, riducendo il rischio di operazioni non dichiarate.

Semplificazione degli adempimenti fiscali: il processo sarà automatizzato, evitando errori di trascrizione e rendendo più semplice la gestione delle dichiarazioni IVA.

Tutela per il consumatore: con una registrazione più accurata delle transazioni, i clienti potranno avere una maggiore certezza sulla correttezza degli scontrini emessi.

Sanzioni per chi non si adegua

L’obbligo di collegare i POS ai registratori telematici sarà accompagnato da sanzioni per chi non rispetta la normativa.

 

 

La mancata o tardiva trasmissione dei dati giornalieri potrà comportare una multa di 100 euro per ogni giorno di mancato invio, fino a un massimo di 1.000 euro per trimestre.

Se l’errore nella trasmissione non incide sulla corretta liquidazione dell’IVA, la sanzione sarà più lieve, ma comunque applicata.

La sospensione dell’attività è prevista in caso di violazioni ripetute, come il mancato collegamento tra POS e registratore telematico o la memorizzazione incompleta dei dati.

Un cambiamento necessario?

L’obbligo di integrazione tra POS e registratori telematici rappresenta un ulteriore passo verso la digitalizzazione fiscale in Italia. Se da un lato comporterà costi e adeguamenti per gli esercenti, dall’altro semplificherà la gestione amministrativa e ridurrà il rischio di contestazioni fiscali.

 

L’introduzione di questi strumenti mira a creare un sistema più efficiente e trasparente, in linea con le strategie europee per il contrasto all’evasione fiscale e la modernizzazione dei sistemi di pagamento.

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CERTIFICAZIONE UNICA 2025: TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE

La Certificazione Unica (CU) 2025 è un documento fiscale essenziale per i lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati, in quanto attesta i redditi percepiti nell’anno d’imposta 2024. Questa certificazione deve essere predisposta dai datori di lavoro, dagli enti previdenziali e da altri soggetti obbligati e trasmessa sia ai percipienti che all’Agenzia delle Entrate entro i termini stabiliti.

 

Per il 2025, la scadenza ordinaria per l’invio telematico è fissata al 16 marzo, ma poiché cade di domenica, il termine slitta a lunedì 17 marzo. Tuttavia, nel caso in cui la CU non contenga dati rilevanti per la dichiarazione precompilata (ad esempio, per i redditi esenti o non dichiarabili tramite 730), l’invio potrà essere effettuato entro il 31 ottobre, in coincidenza con il termine di presentazione del modello 770.

 

Chi è obbligato alla trasmissione della CU 2025?

Sono tenuti a rilasciare e trasmettere la Certificazione Unica tutti coloro che nel corso del 2024 hanno corrisposto:

 

Redditi da lavoro dipendente e assimilati, comprese pensioni e trattamenti previdenziali.

Compensi per lavoro autonomo, incluse le collaborazioni coordinate e continuative.

Provvigioni e redditi diversi soggetti a ritenuta d’acconto.

Compensi per prestazioni occasionali e somme soggette a contribuzione INPS o INAIL.

Anche le Pubbliche Amministrazioni sono obbligate alla trasmissione della CU quando erogano redditi assoggettati a contribuzione previdenziale, anche in assenza di ritenute fiscali.

 

Il modello CU 2025 presenta alcune modifiche rispetto agli anni precedenti, dovute sia agli aggiornamenti normativi che all’evoluzione delle misure di welfare e di tassazione agevolata.

 

Ecco le principali novità:

 

Lavoratori transfrontalieri e percipienti esteri: in seguito alle modifiche della normativa e agli accordi sulla doppia imposizione con la Svizzera, il modello richiede informazioni più dettagliate per i redditi percepiti all’estero.

Nuove regole per il lavoro sportivo: con la riforma del settore sportivo, sono stati introdotti nuovi obblighi contributivi e fiscali, ora integrati nella CU 2025.

Bonus Natale da 100 euro: viene inserita una nuova sezione per l’indennità una tantum riconosciuta ai lavoratori dipendenti con reddito annuo fino a 28.000 euro. Questo importo non concorre alla formazione del reddito e, di conseguenza, non è soggetto a tassazione.

Imposta sostitutiva per il personale sanitario: nei campi 671-673 è prevista l’applicazione dell’aliquota del 15% sui compensi aggiuntivi percepiti dal personale sanitario per le attività finalizzate alla riduzione delle liste d’attesa.

La trasmissione tardiva della Certificazione Unica comporta sanzioni amministrative per il soggetto obbligato, che possono variare in base al ritardo accumulato. L’importo della sanzione è ridotto se l’invio avviene entro i 60 giorni successivi alla scadenza.

 

Inoltre, un errore nella compilazione o la mancata consegna ai percipienti può creare problemi nella predisposizione della dichiarazione precompilata da parte dell’Agenzia delle Entrate, generando possibili rettifiche o accertamenti fiscali.

 

La Certificazione Unica 2025 rappresenta un adempimento fondamentale per la corretta gestione dei redditi e delle imposte. La scadenza del 17 marzo è il primo appuntamento chiave per datori di lavoro ed enti previdenziali, che dovranno assicurarsi di trasmettere il modello in modo puntuale e corretto. Con le novità introdotte, è sempre più importante affidarsi a professionisti del settore per evitare errori e garantire il rispetto degli obblighi fiscali.

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DICHIARAZIONE IVA 2025: COSA SAPERE SULLE SCADENZE E LE MODALITÀ DI INVIO

La Dichiarazione IVA 2025 è un appuntamento fiscale di primaria importanza per le imprese e i professionisti titolari di partita IVA. Ogni anno, infatti, i contribuenti soggetti a questa imposta sono tenuti a presentare la dichiarazione relativa all’anno d’imposta precedente, fornendo un riepilogo dettagliato delle operazioni effettuate.

 

Per il 2025, la dichiarazione IVA, riferita al periodo d’imposta 2024, dovrà essere trasmessa all’Agenzia delle Entrate nel periodo compreso tra il 1° febbraio e il 30 aprile. È fondamentale rispettare questi termini per evitare sanzioni o eventuali difficoltà nel credito d’imposta e nelle detrazioni.

 

Chi deve presentare la dichiarazione IVA?

Sono obbligati alla presentazione della dichiarazione annuale tutti i soggetti che esercitano attività d’impresa, arti o professioni e che risultano titolari di partita IVA. Questo obbligo riguarda sia le imprese con sede in Italia sia quelle estere con una stabile organizzazione nel territorio nazionale.

 

Tuttavia, esistono alcune categorie di contribuenti esonerate dall’invio della dichiarazione, tra cui:

 

Regime forfettario e regime dei minimi: chi ha aderito a questi regimi semplificati non è tenuto a presentare la dichiarazione IVA, poiché non applica l’imposta sulle vendite.

Imprese agricole con volume d’affari inferiore ai limiti previsti: i piccoli agricoltori che non superano determinate soglie di reddito possono essere esentati.

Soggetti che effettuano solo operazioni esenti: chi opera esclusivamente con operazioni non imponibili, come stabilito dall’articolo 10 del DPR 633/1972, non deve inviare la dichiarazione IVA, a meno che non abbia effettuato acquisti soggetti a inversione contabile (reverse charge).

Alcune attività specifiche: organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale che hanno optato per il regime speciale di esonero dagli adempimenti IVA.

Modalità di trasmissione della dichiarazione

La dichiarazione IVA deve essere inviata esclusivamente in modalità telematica all’Agenzia delle Entrate.

 

Scadenza per il versamento dell’IVA

Se dalla dichiarazione IVA emerge un debito d’imposta, il contribuente dovrà provvedere al pagamento entro il 16 marzo 2025. Il saldo può essere versato in un’unica soluzione oppure rateizzato, con l’applicazione di un tasso di interesse dello 0,33% mensile sulle rate successive alla prima.

 

In alternativa, è possibile differire il pagamento fino al 30 giugno, con l’aggiunta di una maggiorazione dello 0,40% per ogni mese o frazione di mese successivo al 16 marzo. Anche in questo caso, il contribuente può optare per la rateizzazione, aumentando progressivamente gli interessi sulle rate.

 

Cosa succede se si presenta in ritardo?

Le dichiarazioni trasmesse entro 90 giorni dalla scadenza vengono considerate valide, ma il contribuente sarà soggetto al pagamento di una sanzione per il ritardo. Se la dichiarazione viene presentata con un ritardo superiore ai 90 giorni, verrà considerata omessa, con conseguenze più gravi dal punto di vista fiscale.

 

Per evitare problemi, è consigliabile affidarsi a un professionista esperto in materia fiscale, che possa garantire una corretta compilazione e trasmissione della dichiarazione IVA, evitando errori e ritardi che potrebbero comportare sanzioni.

 

La dichiarazione IVA è un adempimento fondamentale per imprese e professionisti. Conoscere scadenze, modalità di trasmissione e possibilità di rateizzazione consente di gestire l’imposta in modo efficiente, evitando sanzioni e problemi burocratici.

 

Affidarsi a un commercialista qualificato permette di affrontare la dichiarazione annuale con maggiore tranquillità, assicurandosi di rispettare tutti gli obblighi previsti dalla normativa fiscale vigente.

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SPESE DI TRASFERTA E RAPPRESENTANZA: TUTTE LE NOVITÀ 2025

La Legge di Bilancio 2025 porta alcune importanti novità in tema di deducibilità delle spese di trasferta e rappresentanza. Questi cambiamenti, pensati per promuovere la trasparenza fiscale, introducono nuove regole legate alla tracciabilità dei pagamenti. Ma cosa cambia esattamente per le imprese e i lavoratori autonomi?

 

Il cuore della normativa aggiornata è il requisito della tracciabilità dei pagamenti. Per beneficiare della deducibilità fiscale, le spese di vitto, alloggio, viaggio e trasporto dovranno essere effettuate utilizzando metodi di pagamento tracciabili, come Bonifici bancari o postali, Carte di debito, credito o prepagate e assegni bancari o circolari.

Questo cambiamento mira a combattere fenomeni evasivi, come l’omessa fatturazione o la falsa compensazione. La tracciabilità crea infatti un incentivo per le imprese a preferire fornitori che rilasciano documenti fiscali, favorendo l’emersione di basi imponibili non dichiarate.

 

Le nuove regole stabiliscono che i rimborsi delle spese sostenute dai dipendenti per vitto, alloggio, viaggio e trasporto non concorreranno a formare il reddito imponibile, a patto che siano documentati e pagati con metodi tracciabili.

 

Anche le spese di rappresentanza sono soggette a questa nuova disciplina. Queste spese, che comprendono ad esempio pranzi con clienti o eventi aziendali, saranno deducibili solo se effettuate con pagamenti tracciabili.

 

Il Governo ha esplicitamente dichiarato che questa modifica non si limita a regolare la deducibilità delle spese, ma punta a contrastare fenomeni evasivi. Il pagamento in contanti, spesso preferito per non dichiarare i ricavi, diventa meno conveniente. Le imprese, infatti, hanno un interesse diretto nell’utilizzare metodi tracciabili per poter dedurre i costi.

 

Questo approccio crea un contrasto di interessi tra chi offre il servizio (che potrebbe preferire il pagamento in contanti) e chi lo acquista (che beneficia fiscalmente del pagamento elettronico).

 

Le nuove regole rappresentano un’opportunità per le imprese, ma anche una responsabilità:

 

Vantaggi: le imprese che rispettano queste disposizioni potranno beneficiare della deducibilità delle spese, migliorando la propria gestione fiscale e finanziaria.

 

Obblighi: sarà fondamentale adeguare i processi aziendali per garantire che tutte le spese soggette a deducibilità siano documentate e pagate con metodi tracciabili. Questo potrebbe richiedere l’adozione di strumenti digitali per la gestione delle spese e una maggiore attenzione nella raccolta della documentazione fiscale.

 

Le novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2025 in tema di spese di trasferta e rappresentanza rappresentano un passo importante verso una maggiore trasparenza fiscale. La tracciabilità dei pagamenti non è solo un requisito per accedere alle agevolazioni, ma un incentivo per promuovere comportamenti virtuosi da parte delle imprese.

 

Per adeguarsi a queste novità, è consigliabile affidarsi a un commercialista esperto che possa supportare l’impresa nella gestione delle nuove regole, garantendo la massima deducibilità e una gestione fiscale impeccabile. La strada verso la trasparenza è ormai tracciata: meglio prepararsi per tempo e trasformare queste novità in un’opportunità per migliorare la propria gestione finanziaria.

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POLIZZE RISCHI CATASTROFALI IMPRESE: L’OBBLIGO SLITTA AL 31 MARZO

Il Decreto Milleproroghe, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 302 del 27 dicembre 2023, ha posticipato l’obbligo per le imprese di stipulare una polizza contro i rischi catastrofali al 31 marzo 2025. Questo rinvio offre alle aziende ulteriori tre mesi di tempo per adeguarsi alla normativa introdotta dalla Legge di Bilancio 2024 (Legge n. 213/2023). Vediamo nel dettaglio cosa comporta questa novità e quali sono le regole principali che si attendono dal decreto attuativo del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT).

L’obbligo di stipulare una polizza contro i danni da calamità naturali ed eventi catastrofici riguarda tutte le imprese:

 

  • Con sede legale in Italia.
  • Con sede legale all’estero, ma che operano in Italia tramite una stabile organizzazione.
  • Queste imprese devono essere regolarmente iscritte alla Camera di Commercio.

Alcune categorie di imprese non sono tenute a stipulare la polizza:

 

Imprese agricole, che rientrano nella disciplina del Fondo mutualistico nazionale per la copertura dei danni meteo-climatici.

Imprese con immobili abusivi, ossia edifici costruiti senza autorizzazioni o con abusi edilizi successivi alla costruzione.

 

La polizza obbligatoria deve coprire i beni materiali iscritti nel bilancio aziendale, precisamente quelli indicati nell’articolo 2424 del Codice Civile, sezione Attivo, voce B-II:

 

Terreni e fabbricati.

Impianti e macchinari.

Attrezzature industriali e commerciali.

Questo significa che solo i beni registrati ufficialmente nello stato patrimoniale aziendale saranno oggetto dell’obbligo assicurativo.

 

Dalle indiscrezioni trapelate, il decreto MIMIT dovrebbe includere:

 

Proporzionalità del premio assicurativo: il costo della polizza varierà in base al livello di rischio della zona in cui si trovano i beni assicurati.

Sconti per le imprese virtuose: le aziende che adottano misure di prevenzione e gestione del rischio potranno beneficiare di agevolazioni sul premio assicurativo.

Una novità importante è la rimozione dell’obbligo assicurativo per l’impresa utilizzatrice dei beni, qualora il proprietario degli stessi non li abbia assicurati. Questo cambiamento riduce i possibili conflitti tra locatori e locatari, semplificando la gestione degli obblighi.

 

Il rinvio al 31 marzo 2025 concede alle imprese più tempo per adeguarsi e valutare le opzioni migliori per la protezione dei propri beni. Tuttavia, è importante non sottovalutare l’impatto di questa nuova normativa:

 

Rischi concreti: eventi come terremoti, alluvioni o altre calamità possono causare gravi danni al patrimonio aziendale.

Benefici economici e gestionali: stipulare una polizza significa tutelare gli investimenti e garantire la continuità operativa dell’impresa in caso di emergenza.

Inoltre, la previsione di sconti per le aziende che adottano misure preventive può rappresentare un incentivo a migliorare la sicurezza dei propri immobili e attrezzature.

 

Il rinvio al 31 marzo 2025 offre alle imprese un’opportunità per affrontare con maggiore calma l’obbligo assicurativo contro i rischi catastrofali. Tuttavia, è fondamentale non attendere troppo: proteggere i propri beni con una polizza è non solo un obbligo, ma anche un investimento nella sicurezza e nella resilienza aziendale.

 

Lo Studio è a tua completa disposizione Per ulteriori aggiornamenti e per ricevere assistenza su come gestire questo nuovo adempimento. Non aspettare l’ultimo momento: pianifica oggi per essere pronto domani.

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